Dedicato a Bruce

Sono queste le pagine dedicate a Bruce nel libro "Alfa questa sconosciuta" di Barbara Tullio e Paolo Caldora

- Abbiamo accolto, in casa con noi, ed inserito nel nostro piccolo branco, un cane da pastore tedesco, abbandonato in un canile perché ‘eccessivamente aggressivo con la sua famiglia’.
Paolo l’ha conosciuto nel periodo lavorativo, trascorso al canile municipale di Roma. Era stato consegnato alle autorità di competenza, dai suoi stessi proprietari. Bruce, dopo quattro anni di vita in famiglia – così ci è stato dato di credere – un giorno, rovinò la sua ira sulla padrona di casa, costringendola al ricovero ospedaliero. Voci di popolo erano propense alla soppressione dell’animale, ma un medico veterinario del canile, disse che assolutamente non v’erano presupposti per un atto del genere, in quanto, il cane, era solo confuso per assenza di regole – mancanza di un punto di riferimento -.
Una ragazza che lavorava nel settore ove Bruce era rinchiuso, iniziò il viaggio verso la rieducazione. Dapprima si comportò con lui in maniera indifferente. Entrava nel suo box per le pulizie giornaliere, lo faceva uscire nel cortiletto antistante ad esso, lo faceva rientrare per farlo mangiare e, posata la ciotola a terra, se ne andava. Questo suo comportamento, è stato per Bruce, un insieme di segnali non confidenziali dettati da un essere superiore. La postura di una persona che non concede intimità, è di fatto una postura fiera, propria di un essere che non ha bisogno di nulla, tanto meno di dimostrarlo con atti diversi. Agli occhi di un cane che cercava solo sicurezza, Laura – è il nome della ragazza – è stata il primo punto fermo della sua vita. I giorni passavano e i due, attimo dopo attimo, imparavano a conoscersi.
I loro odori divenivano familiari, le piccole gentilezze affioravano, fino ad arrivare al momento tanto atteso delle feste e delle carezze. Laura non fece mai l’errore di cadere nei tranelli della compassione e trattò Bruce mantenendo, sempre, un certo decoro nella persona. Poi accadde che un giorno, chiese a Paolo di accompagnarla da lui, era ansiosa di farglielo conoscere. In tutto il canile, solo lei, un suo collega e il veterinario che lo aveva visitato all’arrivo, gli si avvicinavano, nessun altro. Questo recava dispiacere a Laura, perché non credeva alla pericolosità attribuitagli dagli altri reparti. Bruce non era pericoloso. Così Paolo venne presentato ‘alla belva’. Anche in questa circostanza, la tranquillità di Laura è stata determinante. Vedendola serena, Bruce capì che la persona che accompagnava la sua amica, non era un pericolo. Da quel giorno, ogni giorno Paolo non mancò di andare a salutare quel cane… il resto è storia.
Dopo qualche tempo, Bruce era a casa con noi.
Quel pomeriggio, la visita di Paolo era fuori dal solito orario, Bruce lo guardò intensamente e capì che c’era qualcosa di diverso nell’atteggiamento del suo amico. Indossò il guinzaglio e, nei corridoi cominciò ad assumere un portamento diverso, fiutò l’idea di non essere più un cane di canile, di avere una famiglia – certamente non sapeva quanto numerosa fosse, ma di certo non credo gli importasse più di tanto -. Arrivati nel piazzale dell’edificio, Paolo si diresse verso la macchina, Bruce iniziò a tirare, ormai era certo, finalmente era un cane libero, il lungo periodo di prigionia era finito. Saltò velocemente nel trasportino e vi si sdraiò, per nulla al mondo ve ne sarebbe più uscito.
A casa si è sempre comportato in maniere egregia; all’inizio era difficile staccargli l’attenzione da Paolo, ma poi, prendendo confidenza con tutti noi, iniziò a rilassarsi. Una nota curiosa, annotata in un foglietto vagante, è questa: appena le creature con trascorsi non proprio felici, mettono piede in giardino, abbiamo l’abitudine di cambiargli nome, è come se il loro passato venisse cancellato – è un po’ come, se volessimo, cancellare il loro passato, per cancellarne le amarezze – e, magia della sorte, si abituano in un battibaleno alla nuova identità. Bruce è per noi Jimbo, l’eroe Disneyano del ‘Pianeta del tesoro’.
- Bruce era un cane che, con la sua prima famiglia, non aveva un vero e proprio rapporto: viveva in giardino; quando non lo volevano fra i piedi, lo legavano alla catena; spesso, per ragioni a noi sconosciute, scappava da quel giardino, alla ricerca di… non lo sappiamo… forse di comprensione?... fino al momento in cui, stanco di quella vita, volle metter un punto alla catena e, si ribellò…

Alcuni attimi della vita di un cane molto equilibrato; un cane che non ha avuto la fortuna di crescere in una famiglia che lo abbia amato; un cane che ha sofferto la solitudine e, della quale, si porta dentro qualche pauroso strascico. –